Lucio Dalla nel 1980 scrisse una canzone che si intitolava cosi' e che sembrava una canzone senza senso ma analizzandola a fondo, ascoltandola bene e contestualizzandola evocava e raccontava il fallimento e la disillusione di una generazione, per tutto quanto si aspettava dagli anni sessanta e soprattutto dagli anni settanta in termini di riscatto generazionale, di conquiste sociali, di libertà di pensiero.
Tutto volgeva verso una restaurazione ed un ritorno ai valori più tipici dell' occidente conservatore, all'affermarsi nuovamente, dopo un decennio di speranza, del ruolo centrale e dominante di un ceto medio e borghese che preferiva l'agiatezza e la tranquillità economica all'incertezza degli effetti di una propugnata e mai realizzata giustizia sociale e redistribuzione della ricchezza.
La canzone, infatti, scritta sotto forma di lettera ad un amico si apre con l'amaro e delicato racconto di una vita trascinata tra noia ed abitudine, continua con la falsa speranza, falsa anche per chi la racconta, di un mondo diverso e migliore per chiudersi con il ritorno triste alla realtà :in fondo nulla e' cambiato e nulla cambierà.
Cosi' aveva cantato gli anni settanta Lucio Dalla, all'alba degli anni ottanta, che sono poi quelli della mia generazione, che si caratterizzarono per l' edonismo Reaganiano, per l'ottimismo della volontà Craxiano, per la restaurazione conservatrice e borghese della lady di ferro, Margaret Thatcher, insomma per la voglia di cancellare e di spazzare qualunque fremito riformista precedente sostituendolo con la ricerca del piacere e del benessere a tutti i costi.
Venivano lasciati fuori dalla porta e troppo spesso dalla coscienza i problemi irrisolti di un mondo che era improvvisamente ripiombato nell'oblio, quello dei bisognosi, degli ultimi, dei disagiati per la ricerca di benessere, dicevo, affiancata dal vuoto delle nascenti tv commerciali che propagandavano quotidianamente la Milano da bere, il godimento effimero e fine a se stesso, ossia: il nulla.
In quegli anni abbiamo speso tutto ed abbiamo contratto debiti in quantità impressionate.
Gran parte del nostro debito pubblico e' stato contratto allora.
ED A TE, CARO AMICO VIRTUALE, COSA POTRÒ SCRIVERE DEL NOSTRO ANNO CHE VERRÀ?
Non sara' tre volte Natale e festa tutto l'anno, i preti continueranno a non sposarsi, neanche ad una certa eta' '', continueremo a fare l'amore in modo classico, non " a ognuno come gli va" dato che la nostra chiesa cattolica è ancora determinante nelle nostre scelte sessuali e morali, non spariranno ne' i troppo furbi ne' i cretini di ogni età, (la nostra cultura ed informazione lavora perché i furbi continuino a imperversare ed i cretini a crescere a dismisura).
E allora ?
Qual'e' la nostra speranza?
Dov'è la nostra speranza?...Che cos'è quel buio davanti a me? ...Oddio!... Il baratro! ... Il fondo del barile... ci stiamo arrivando... ci stiamo avvicinando.... ma che cos'è quella cosa piccola che vedo laggiù mentre precipito? ... E' piccola...ma e' molto luminosa!... che sara', voglio toccarla, voglio prenderla in mano... mi avvicino... la guardo... non ci credo ancora... ma e' lei.... LA NOSTRA SPERANZA!!!
L'anno che sta arrivando, tra un anno passera' (speriamo)
io mi sto preparando
è questa la novità!
Ciao Lucio ed a voi
BUON ANNO!