26 luglio 2015

Letto 1/A

Come stai? E penso a me

Sono qui, da solo, nella mia stanza, sul mio letto a guardare il soffitto in questa afosa domenica di luglio.
Non è venuto nessuno da nessuno.
C' è solo un'infermiera poco indaffarata. 
Siamo solo in otto in tutto il reparto.
Mi alzo per gironzolare.
Il bar è chiuso, il distributore mi ha rubato 60 centesimi, mi aggiro per l'ospedale deserto e silenzioso, non c'è nessuno.
L'atmosfera è irreale, come se tutti anche le malattie avessero voglia e bisogno di riposarsi in questa domenica di fine luglio...Non sento lamenti provenire dai reparti aperti ove non entra nessuno se non una rassegnata vivandiera.
Me ne torno nella mia stanza.
Mi metto a letto.
Fisso ancora il soffitto, non mi annoio.
Riesco a farmi compagnia.
Me ne sorprendo e me ne compiaccio.
anzi la mia compagnia mi piace addirittura, è un interlocutore poco esigente, non si impiccia e soprattutto non mi chiede di parlare se non ne ho voglia anzi resta lì ad ascoltare i miei silenzi, mi spiega cose che nella frenesia quotidiana mi sfuggono.

C' è calma intorno e dentro di me.

24 luglio 2015

Live and let die

Con tutto l'amore che posso
Nei giorni scorsi, nel pieno dell'estate, mentre i più, alla mercé di un solleone implacabile si dedicavano a stagionali bracciate, il mio braccio sinistro ( sono mancino) veniva colpito ed infettato da un batterio , lo stafilococco aureo che mi impediva anche il più timido degli abbracci.
Gonfio a dismisura, dolente ed incandescente veniva snobbato e minimizzato dai vari pronto soccorso in cui mi sono recato.
Solo la mia caparbietà ed il mio brutto carattere hanno impedito conseguenze drammatiche.
Non ho intenzione di tediare nessuno con racconti più o meno interessanti di mala sanità , non sarebbe originale.
Quello che mi preme raccontare e denunciare è che alla radice di tutto ciò c'è la progressiva disumanizzazione della nostra razza, intesa Einsteinamente come razza umana.
La pietas romana e virgiliana, la misericordia cristiana o più semplicemente il laico amore e rispetto per i propri simili, ha lasciato il passo ad un individualismo inteso nel senso deteriore del termine al punto da sfociare nell' indifferenza che è peggiore dell'odio poiché l'odio implica pur sempre un interessamento, anche se negativo, verso gli altri.
Invece l'indifferenza verso quei poveracci che muoiono in mare di quelli che si sentono i padroni della terra ove per caso sono nati, l'indifferenza verso quelli che pagano le tasse di quelli che si sentono i padroni delle tasse e del fisco, l'indifferenza verso chi soffre da parte di quelli che si sentono i padroni della salute, degli ospedali e dei letti di ospedale, l'indifferenza di chi, mentre sta cenando, ascolta distrattamente dal telegiornale di efferatezze cui non vi si dovrebbe mai abituare, testimonia una sempre maggiore distanza dell'uomo dai propri simili, di un benessere ormai cercato solo all'interno delle proprie case e solo per i propri congiunti poco importando se fuori dal proprio uscio ci sia guerra o fame.
Vivi e lascia morire!!!
"Qualcuno era comunista perché pensava di essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri" (Giorgio Gaber)

5 luglio 2015

Piccolo mondo antico


Stamani, in controtendenza, ho scelto di trascorrere questa torrida domenica di Luglio, invece che al mare, in alta Irpinia.
Con Fortuna ed Anna abbiamo raggiunto Lacedonia ed abbiamo cominciato ad inerpicarci (con l'auto, s'intende) su per una strada assolata e deserta alla volta di Bisaccia.
Paesaggio stupendo: ripetuti saliscendi, alla fine dei quali lo sguardo era sempre più rapito dalla grazia, dal silenzio e dal contrasto del cobalto del cielo stagliato sul grano falciato; l'atmosfera irreale, la brezza sottile che fa muovere le grandi pale eoliche che ornano il paesaggio ed io che mi sento un Don Chisciotte ammirato dalla maestosità di tali giganti.
Giungiamo nel borgo, tranquillo ed ameno, attraversiamo la bella ed assolata bianca piazza piena della gente della domenica, gente semplice preoccupata del progressivo spopolamento del borgo e che ci suggerisce di comprare una casa, ce ne sono molte in vendita... andiamo oltre e raggiungiamo il bellissimo e ben tenuto Palazzo Ducale che domina la vallata fin dove si perde e che testimonia che a volte l'uomo non prevale sulla natura.
Dopo il meritato pranzo casereccio in un'osteria tipica, col caldo delle due de pomeriggio, per le stradine solitarie e deserte che tagliano la vallata, raggiungiamo Trevico.
Ci è nato uno dei miei registi preferiti, Ettore Scola, e c'è la casa della paesologia. Ma Ettore Scola ha donato la sua casa al comune e la casa della paesologia è chiusa... 
C'è una strana atmosfera in questo piccolo e bellissimo paese tutto in salita e molto nevoso d'inverno... sembra non ci sia nessuno, pensiamo per il caldo del pomeriggio che invita alla pennichella... non è così.
Ce lo spiega un anziano, Vito Solimene cui chiediamo un'informazione. Apro il vetro del finestrino e lui come se non chiedesse altro si appoggia sul vuoto lasciato dal vetro abbassato e comincia a raccontarci della sua vita, di quando aveva lasciato il paese a 17 anni e di quando poi aveva deciso di farvi ritorno.
Che tristezza sentire del pentimento per il suo ritorno, sensazione tipica di chi lascia il borgo natio avendo fotografato nell'anima, indelebile, il momento della partenza in cui giura di ritornare e che poi quando lo fa si rende conto che tutto è cambiato... che quello non è più il suo paese... non sa più quale sia il suo paese, con i figli che non lo hanno seguito... ci invita a casa sua per un caffè', poiché ci dice che l'unico bar del paese apre alle sei, decliniamo l'invito e gli chiediamo di dove sia la gente... ci risponde che il paese conta qualche centinaio di abitanti e che ogni volta che muore una persona si chiude una casa. 

Lo lasciamo con un groppo in gola per la rassegnazione e la resa che abbiamo colto dal tono e dal senso delle sue parole.

Facciamo il percorso a ritroso, verso casa, ci lasciamo alle spalle un mondo ormai perduto che la gente un giorno ha lasciato perché non ci vedeva la speranza di una vita migliore e che ora non torna perché la vita migliore che ha trovato, seppure non sia migliore con la sua velocità', i fast food, l'angoscia metropolitana, non ha il coraggio di scommette sul silenzio, sulla dignità di tornare a qualcosa di suo credendoci, scoprendo o riscoprendo la carezza del vento sulla pelle quando, seduto su un vecchio scalino di pietra, guarda e ritrova se stesso.