12 gennaio 2019

Povero Faber


"Godetevi il successo, godete finché dura,che il pubblico è ammaestrato e non vi fa paura e andate chissà dove per non pagar le tasse col ghigno e l'ignoranza dei primi della classe (...)"
Si, queste di Guccini, tratte dal Cirano, mi sono sembrate le parole più adatte per sintetizzare lo spettacolo cui ho assistito ieri sera al Teatro Augusteo di Salerno. Uno spettacolo gratuito organizzato da un'associazione meritoria, su Fabrizio De André in occasione del ventesimo anno dalla sua scomparsa.
La locandina pubblicizzava l'evento e annunciava la presenza di Carlo Ghirlandato , tra i più fedeli esecutori delle canzoni di De André e di Michele Ascolese, chitarrista di Faber dal 1990 in poi.
Con entusiasmo prenoto per me e per degli amici e ci vado.

Prendiamo posto, si spengono le luci ed entra un violinista che introduce la serata e soprattutto il famoso Recitativo tratto dall'album "Tutti morimmo a stento". Ottimo inizio, penso, la serata si preannuncia molto interessante...mentre il violino suona entra una signorina bionda, di nero vestita e comincia a declamare il testo del Recitativo (2 invocazioni e 1 atto di accusa, si badi ! ) con un sorriso ebete e fastidioso che lasciava intendere che non avesse affatto compreso cosa stesse leggendo...
Bah... ho pensato... una giovane attrice più preoccupata di leggere bene che altro...
Entra poi il cantante , si siede, blatera qualche parola e comincia a suonare (male) un medley di canzoni con una voce scimmiottante quella di Faber con la cui voce ha in comune solo un il timbro baritonale. Vabbè, questo è il cantante, mi dico, ... non sarà un musicista... adesso che entrerà il musicista vero, Ascolese, riporrà la chitarra e canterà meglio. Entra il musicista ed il cantante ignorando la buona regola non scritta dell' "Ubi maior" suona con lui.
Primo pezzo:il cantante suona La Ballata del Michè e Ascolese suona La Città vecchia.Imbarazzo... scusate... la scaletta... l'ho vista male,si giustifica il chitarrista. Cominciano a suonare... e comincia, quindi, lo spettacolo vero.
Il cantante continua a cantare e a suonare per conto suo, spesso fuori tempo,a mio modestissimo avviso,sbaglia molti accordi, dimentica o sbaglia le parole e mai in armonia con il chitarrista che sembra suonare altro.... Ascolese se ne accorge e più volte spiega che in pratica non hanno provato.
Oltre a ciò ...l'impianto audio è approssimativo. Più che un concerto, sembrava un Jam Session (per i non esperti di musica,un incontro occasionale di musicisti che si mettono a suonare e si divertono senza nulla di preordinato).
Pure a me,a casa mia,vicino al fuoco,è capitato di suonare la chitarra insieme a Peppe Palladino e a Raffaele Cardone... o a Matteo Cantarella.
Ma rigorosamente a casa mia e vicino al camino, con un bicchiere di vino sul tavolino.
Quando mi è capitato di salire su un palco con loro, per la sopra citata regola dell' ubi maior... non mi sono mai azzardato ad imbracciarla,la chitarra. Invece,tornando alle parole di Guccini, questa gente facendo leva sulla propria fama (vera o presunta) non ha ritenuto il sottoscritto ed altre 500/600 persone meritevoli di uno spettacolo preparato con un poco di impegno e serietà offendendo, chi, come me e molti altri presenti in sala, presumo,amano e conoscono bene, molto bene De André, facendo presa solo sulla parte di pubblico meno attenta e meno esperta di canto, musica e poesia, insomma, mi sia consentito, meno colta e che per ciò applaudiva a più non posso le imbarazzanti esecuzioni di quell'improvvisato duo.
Ecco.Il pubblico ammaestrato da una parte... e il ghigno e l'ignoranza dei primi della classe dall'altra...
Fabrizio De André merita altri interpreti, altri musicisti,altra gente che se ne occupi e che lo sappia ricordare, che ne sappia comunicare soprattutto a chi non lo ha conosciuto o a chi non lo conosce:la poetica,la continua ricerca di una spiegazione,di un senso,la voglia inevasa di un Dio ed il rispetto per un Cristo uomo... il modo gentile con cui ha fatto morire Marinella, il dolore per la condanna a morte di Geordie, il ripudio della guerra che uccise Piero, la considerazione e mai la commiserazione per i derelitti e gli ultimi, la grazia e l'amore per la donna,il disprezzo per la vanità.
De André mi ha insegnato ad essere un uomo migliore.
A ciò deve servire conoscerlo, non a servirsene.