Sono stato con alcuni cari amici e colleghi di lavoro a Roma lo
scorso sabato.
Avevamo prenotato una visita guidata ai Musei Vaticani ed alla Cappella
Sistina.
Ci siamo svegliati di buon ora e siamo partiti con il freddo delle sette di un
mattino invernale e con intorno il bianco della brina per arrivare a Roma in
tempo per godercela in tutta la sua prorompente ed esagerata bellezza.
Appena arrivati ci accoglieva un tiepido sole che
liberava la città eterna da quell'abbraccio di foschia in cui era avvolta e che
le donava il fascino ed il mistero che solitamente non le riconosco.
Siamo passati per la chiesa di Santa Maria della
Vittoria per ammirare l'orgasmo mistico di Santa Teresa colta nel momento dell'estasi
dal Bernini prima di arrivare all'appuntamento con la nostra guida davanti
all'ingresso dei Musei Vaticani.
Ci siamo persi in una sovrabbondanza di capolavori
inestimabili ...gli occhi, la mente, i sensi tutti... insufficienti ad
assimilare e trattenere tutto...ma quando ho rivisto le stanze di Raffaello,
quando mi sono perso nel "sapere razionale" lì immortalato che è la
Scuola di Atene, dove il grande pittore ha immaginato a braccetto Platone e
Aristotele,Socrate ed Epicuro, Diogene ed Eraclito, ho avuto una specie di
"sindrome di Stendhal" provocatami ancora, più tardi, dalla volta
della Sistina quando osservavo con il capo all'indietro "la trasmissione
dell'energia" e quindi della vita da Dio ad Adamo che mi dato l'idea più
della raffigurazione del Big Bang che della creazione dell'uomo.
Dopo il pranzo trasteverino, sotto lo sguardo
benevolo di Giuseppe Gioacchino Belli attraversavamo Ponte Garibaldi sopra un
Tevere silenzioso ed immobile e con il "Cupolone" in fondo,
costeggiando la Sinagoga ci inoltravamo in quello che fu il ghetto ebraico ed
all'interno del teatro Marcello per salire fino al Campidoglio ed ammirare il
"Foro" dall'alto ...i fori imperiali, San Pietro in Vincoli che
ospita il Mosè, la più bella opera della maturità di Michelangelo, per tornare
poi a Piazza di Spagna pullulante di festosa umanità;una passeggiata a Via
Margutta con i suoi improvvisati artisti,una cioccolata al Caffè Greco e via,
verso casa con una splendida luna di fianco.
Finisce la giornata, e ci rendiamo conto della
bellezza di cui si siamo nutriti per tutto il giorno, che ci ha pervaso e che
ancora è nella mente...
La bellezza, come tutti gli altri concetti, per
dirla con Platone,è già dentro di noi, ci appartiene da sempre, ne percepiamo
in questa vita solo una sbiadita e malfatta copia...
È vero fino a quando non si va a Roma e fino a
quando non la si guarda in silenzio... fin quando non ci si siede ad
osservarla, ad osservarne la luce, i colori,la cultura,insomma la BELLEZZA
che è proprio quella del "mondo delle idee" non ne' è la copia...e
che rende piccolo tutto il resto....
LA GRANDE BELLEZZA