6 settembre 2019

Luoghi comuni


La piazza del mio paese dove riunirsi per giocare senza giochi,da bambini, per discutere di ogni accadimento,da grandi e per incontrasi ancora da vecchi;
La sezione del partito dove sognare di costruire un futuro per tutti;
Il fuoco del camino dove ascoltare i racconti dei vecchi;
Il campeggio che per duemila lire al giorno offriva mare e gente di ogni dove con cui confrontarsi;
Il bar di zio Pietro  dove si poteva stare anche tutto il giorno a guardar giocare a carte o a biliardo; ad ascoltare le false imprese di sfaccendati e bugiardi cronici, perché più che un bar era un presidio sociale;
La littorina che portava a scuola, a Salerno , che faceva divertire e rendeva tutti uguali.
Si...
La so che state pensando che “luoghi comuni” significa altro, come per esempio, che non esistono più le mezze stagioni o che i napoletani mangiano la pizza e suonano Il mandolino....
Si, lo so...
Ma è di quelli che ho nostalgia

5 settembre 2019

Pe’ ll’aria


Ê vvote guardo ncielo pe’ pruva’
si riesco a te vede’
si, pe’ caso, na nuvola t’arrassumigliasse
si nu sciato d’ ‘o viento tenesse ‘a vocia toia...
Niente
Nun vedo e nun sento niente.

Sento sulo ‘o vvacante dint’ ‘o core,
‘o stesso ‘e tanno...

Ma penzo ca stai llà
Pe’ ll’aria
ca stai passiànno e arraggiunànno cu De André, cu Pasolini, cu Camilleri...

Penzo ca stai llà
Pe’ ll’aria
vicino a me, a nuie
e a chilli ca hê vuluto bene.

Il riso

Non c’è sentimento o intelligenza che tenga.
Quello che ci distingue dagli altri animali e’ il riso.
È una nostra prerogativa...di noi esseri umani.
Che si tratti di quello amaro, di quello sarcastico, di quello ebete, di quello ironico, di quello isterico... resta il fatto che lo abbiamo.
Ma non lo abbiamo semplicemente... ci appartiene!
Noto, andando avanti , che il riso, il nostro riso, ci segue, segue la nostra strada, cresce e muta con noi.
Dapprima è una risata allegra e spensierata, grassa e contagiosa, poi diventa riso, quello più contenuto, consapevole, sempre più difficilmente sguaiato o liberatorio, per declinare, poi, in un delicato, dolce e nel migliore dei casi, sereno sorriso...
Raramente il percorso è diverso, anzi, al contrario,  a volte le sue mutazioni sono più repentine e precoci...
Il riso ha pure un alleato, un grande alleato: gli occhi.
È da lì, dall'osservazione degli occhi mentre si ride che ci si persuade della verità del riso, perché devono ridere anche loro.
Se così non è, il riso è forzato, non è autentico, è finto, è un riso che vuole convincere o rassicurare gli altri della propria allegria o serenità ma non è quello che fa stare bene noi stessi.
Abbiamo bisogno del riso autentico, quello delle labbra, degli occhi e dello spirito se è vero, come è vero, che gli occhi sono lo specchio dell’anima.
Ma nonostante il bisogno da soddisfare, il riso rimane la risultante di una condizione generale di benessere, non lo si può cercare se non lo si ha già dentro, se non si posseggono già le condizioni che possano generarlo...
Se non le si hanno o se le si sono perdute, il riso si spegne e lascia il posto alla disillusione ....quella che non permette più di stupirsi, di immaginare, di sognare e di pensare che una soluzione c’è ancora... ci dev'essere ancora... per forza!
Si viva, allora, affinché quel riso  che abbiamo avuto in dote fin dalla nascita e che la vita ci consuma poco a poco, possiamo rigenerarlo, creando e cercando bellezza e amore  dentro e intorno a noi e si continui, così,  a ridere o a sorridere per le cose belle che ci capiteranno, piccole o grandi che siano  e che ci dovranno ancora  stupire e meravigliare come bambini davanti al cappello del prestigiatore!
Se così non sarà...
ci sarà ben poco da ridere...