Martin Lutero ( De Servo
Arbitrio) diceva che il nostro arbitrio è libero fino ad un certo punto, poiché
il fatto di essere nati uomini e non leoni, per esempio, fa sì che noi possiamo
determinarla liberamente, la nostra vita, ma sempre in relazione al fatto che
siamo nati uomini e non leoni.
Quindi, almeno nella fase iniziale, cioè quella in cui stabilire se nascere
uomini o altro, il nostro arbitro non è stato affatto libero, ma determinato,
condizionato, deciso non so da chi, ma certamente non da noi.
E allora, chiunque lo abbia deciso, siamo nati uomini.
Poi, a prescindere da dove e quando si nasce, se in Italia o in Africa, se nel
2000 o nel 1300, esiste sempre un codice non scritto attinente a un percorso
ben delineato da percorrere, a delle tappe ben studiate e collaudate da
raggiungere nell'ordine prestabilito, che ti consentono di vivere una vita
sobria, nel rispetto della tua tradizione, della tua cultura, della tua fede,
della tua famiglia che ti entra talmente dentro da consigliarla, proporla e a
volte quasi imporla alla tua progenie. Capita, a volte, che
qualcuno, PER SCELTA, esca fuori dagli scalmi.
E allora si generano quelli
che si definiscono scalmanati, cioè quegli spiriti liberi che hanno dentro il
germe dell'anarchia, della ribellione che non si adattano ad una vita, ad
un'esistenza fatta di "svolgimento corretto ai temi", ma pretendono
di più. Guardano più lontano e che da incompresi, subiranno lo scherno dei
benpensanti, ma che alla distanza, saranno loro a dire qualcosa in più ed a
contribuire a cambiare, sempre in direzione ostinata e contraria come soleva
dire e fare il mio Faber.
Capita, più spesso, molto
più spesso, che PER FORZA, qualcun altro esca dagli scalmi. Sono quelli che seppure
incanalati nel solco tracciato ed a loro riservato, ne siano costretti a uscire
in seguito ad un evento traumatico, per esempio, che porta alla rottura della
catena di tappe messe lì in ordine ed in fila; sono quelli che nello
svolgere il tema sono andati fuori traccia.
E allora comincia
un'avventura nuova, diversa: in una prima fase ti
ribelli al nuovo ruolo, soprattutto se sei giovane, vuoi essere come gli altri,
vuoi rendere felice e rassicurare chi ami, perché sentirti omologato ti rende
più sicuro, ti fa sentire il sostegno di tutti e allora lotti per tornare nella
traccia del tema.
Ti senti solo in questa tua nuova condizione, ti senti in
un angolo... ma te ne sei troppo allontanato. Hai dimenticato, addirittura,
qual era la traccia. Poi, con il tempo, con la
maturità, ti accorgi che anche senza la traccia assegnata hai qualcosa da dire
a te stesso ed a chi ti sta intorno. Puoi scrivere tanti temi a traccia
libera, puoi dare e chiedere ancora molto soprattutto con la contezza che
deriva da quel modo nuovo di vedere e pensare che pian piano diventa sempre più
tuo e della cui diversità cominci a sentire non più il peso ma la levità, la
consapevolezza di essere di sostegno e forza a chi sta uscendo ora dalla
traccia. Ti rendi conto, pian piano,
che l'angolo in cui eri stato emarginato o in cui ti eri relegato è divenuto un
punto di osservazione privilegiato della realtà, della vita che può permetterti
di coglierla nella sua essenza, piuttosto che nella sua forma, che può
permetterti di osservare ciò che è al centro della scena con occhi diversi, con
una luce nuova e più intensa.
Aldilà di quella che si
definisce normalità, esistono mondi, verità, esperienze, emozioni, che danno un
senso alla vita.
Alla propria e a quella degli altri.
"La
misura dell'intelligenza è data dalla capacità di cambiare quando è
necessario". (Albert Einstein)