Fanno percepire, come ha detto lui nel suo post, che ci si sta mettendo in
dirittura d'arrivo.
Ci penso e mi rattristo. Ho pensato di non voler scrivere nulla per questa ricorrenza per non
sembrare retorico, melenso o banalmente ovvio. Ci penso da stamattina.Adesso,invece,ho deciso di scrivere. L'ho deciso perché è bello dire le cose
che si pensano e che si sentono a chi le si vuol dire,senza mediazioni,senza
compromessi con il proprio pudore, senza il retaggio dell' uomo duro e risoluto
che tiene per sé le emozioni e gode e soffre in silenzio. Non sono mai stato quel tipo di uomo. E allora scrivo. Scrivo di mio padre.
Senza scrivere nulla perché non c’è nulla che non gli abbia già detto.
Scrivo solo per dire di quanto lo abbia amato di più quando mi sono accorto
delle sue debolezze, delle sue paure di quanto lo abbia stimato di più quando
ho scoperto la gentilezza d'animo e la dolcezza che gli leggo nello sguardo e
che una volta non riuscivo a cogliere.
Scrivo di lui e lo canto adesso che c’è,
che mi sente, che mi vede e che mi legge. Come ha fatto lui con me che mi ha dato ciò che mi ha dato quando mi serviva e
non quando non avrei saputo più cosa farmene.
Ho intitolato questo post "Vitti
'na crozza" è il titolo della più celebre
canzone popolare siciliana. Letteralmente significa " Vidi un teschio"
Ho voluto intitolarlo così perché questa canzone parla tra l'altro, di un uomo
di ottant'anni che si lamenta del fatto che "vita chiammai e morti
m'arrispunni" volendo dire che vede nel teschio il suo futuro prossimo.
Papà legge tutto il giornale tutte le
mattine, finisce tutta la settimana enigmistica, è un ottimo giocatore di
bocce, di tressette e di scopone (molto meglio di me), mi aiuta ancora molto
nel lavoro, è iscritto a fb.
La vita l'ha vissuta,non gli è passata
addosso.
Quel teschio è ancoro lontano.
Almeno è quello che ti auguro e che spero.
Auguri Papà.