22 febbraio 2018

L’uomo delle stelle


Mi capita spesso di andare al cinema.
È una bella e buona abitudine; è l’occasione per evadere fisicamente e mentalmente.
Di solito mi tengo lontano dai film troppo consigliati e che hanno troppi attorucoli di moda nel cast. Preferisco i cineforum,le sale più scomode e desuete dove però è più facile imbattersi in uno di quei film che ti lasciano sgomento per la bellezza, la poetica, la delicatezza e l’inusualità nel trattare anche un argomento modesto,un evento o un sentimento.
Per ottenere un buon film c’è bisogno di un soggetto adeguato che dia lo spunto per una sceneggiatura di qualità, che non sia scontata o banale,di attori bravi, che riescano, cioè,a dar vita e credibilità al personaggio che interpretano anche quando non parlano,anche solo quando muovono gli occhi o accennano un sorriso.
Poi, per far sì che un bel film diventi un capolavoro c’è bisogno...dell’uomo delle stelle!

L’uomo delle stelle.
Da quando ho visto il film di Tornatore con quel titolo mi è sempre piaciuto chiamare così l’artefice, l’anima, il demiurgo di un film:

IL REGISTA!
È lui che trasforma il film,che lo rende bellissimo o scadente o che ne fa,come ho detto prima, un capolavoro! È lui che sceglie e decide come rendere un’immagine, come percepire o far percepire l’amore o la paura o la tenerezza o la nostalgia... sceglie la luce che deve guidare gli occhi della mente verso il viaggio che lui ha già visto e fatto e che vuole far fare allo spettatore, creando l’atmosfera che ci induca calma o malinconia o amarezza o gioia o pianto. Questo fa il regista. Tanto ha fatto, per esempio Ettore Scola che ci ha descritto la disillusione, il cinismo, l’idealismo, il candore e la sensualità nelle scene memorabili di “ C’eravamo tanto amati” dalle movenze, dagli sguardi, dai silenzi dei suoi magistrali attori (Gassman, Manfredi, Sandrelli, Satta Flores).

Tanto hanno fatto Monicelli, Petri, Germi, Magni, Tornatore ( che con Nuovo Cinema Paradiso ha realizzato forse l’ultimo capolavoro del cinema italiano, a mio modesto avviso) e lui... Fellini!

Adesso il cinema, soprattutto quello italiano, come tutto il nostro mondo si è impoverito, è divenuto più elementare,mediocre,si è adeguato alla crescente involuzione ed all'analfabetismo
funzionale che caratterizza sempre più il nostro tessuto sociale.
E allora si assiste ad un film su De André tarato sul gusto di un pubblico ignorante ed incolto, senza l’intento di far conoscere ciò che ha trasformato un uomo in un genio della poesia musicale, ma con il solito messaggio melenso e buonista, senza uno slancio, senza un impeto, senza un’emozione.
Oppure si assiste ad un film (?) Napoli Velata, dove il sedicente regista tra luoghi comuni, stereotipi di una napoletanità già ampiamente abusata e ripetuta (la superstizione, il chiasso del mercato,la smorfia ) su una sceneggiatura, che riprendeva in modo blando e sbiadito il canovaccio di un film americano di una decina di anni fa, con delle non chiaramente utili scene di sesso al limite della pornografia di una decina di minuti, non si è capito dove volesse andare a parare... come pure “A casa tutti bene” una specie di copia di “Parenti Serpenti” in cui Muccino ha saputo aggiungere nulla di quanto banalmente recitato dai suoi famosi attori. Non può che concludersi che tutti potrebbero stare dietro una macchina da presa... il cinema è sempre più una fiction... e chi la dirige?
L’uomo delle stalle!