19 aprile 2018

La sera


Mi guardo intorno, mi giro, mi siedo, mi rialzo e mi risiedo.
Guardo tutta questa umanità che mi circonda, che mi guarda e non mi riconosce, che non si accorge di me ne’ di tutti... nella frenesia della corsa per trovare il proprio viaggio, per non perdere il treno... e che si ferma e prende fiato solo quando ha individuato il suo, quello che lo porterà dove vuole andare, dove ha deciso di andare, dove è destinato ad andare... e che si placa dal suo vagare, dal parossismo del cercare, del chiedere e dell’indagare su quale sia il binario del suo viaggio e dal perché nessuno glielo indichi... solo quando lo ha trovato.
Quello delle 14 e 15 non è indicato e devo mettermi alla sua ricerca da solo... non posso star fermo ad aspettare come Vladimiro ed Estragone che venga da me... lo aspetterei invano e lo perderei.
Mi vien voglia di farlo, “per vedere di nascosto l’effetto che fa” ...per guardare il caos e la razionalità finta della vita da un altro punto di osservazione... per vedere dove potrebbe condurmi quello successivo.
Vedo anche tante facce che non hanno fretta, che ormai lo hanno perso il treno ...anche quello dopo... e stanno lì in un’accidia esistenziale a guardare il viaggio altrui immaginando che sia il proprio... senza più la speranza negli occhi e con l’obolo a terra.
Verrà per tutti, poi, la sera, a ristorare le fatiche e i dolori, a stemperar le gioie.
Verrà la sera a riveder, con calma ritrovata, i volti frettolosamente incrociati e quelli conosciuti e mai dimenticati ...e penseremo a loro.
Verrà la sera a placar le ansie e spegnere i pensieri.
E poi, placida, la notte.