31 dicembre 2015

Sarà tre volte Natale

Non riesco a comprendere come possa aver senso l’augurio " buona fine" !!! 
È quasi una contraddizione in termini. Un ossimoro, appunto. 
Una fine, infatti, a meno che non si tratti di una malattia o di qualche altro accadimento negativo o drammatico non è mai una cosa buona... mal si associa con l'aggettivo "buona", almeno secondo il mio modesto avviso...
E allora passi il 'buon inizio" che, sebbene poco generoso e limitato evidentemente ad una sola parte dell'anno (bah!),eppur sempre un augurio, mentre la "buona fine" resta odiosamente una specie di iattura che non può non provocarmi una irrefrenabile voglia di toccarmi !!!
Ritengo sufficiente "auguri" o per i patiti dell'ultimo dell'anno, basterebbe "buona serata"
piuttosto che "buona fine" !!! Ma tant' è ...
Aldilà di queste amenità,in sintonia con l'atmosfera ilare e bonaria di cui godiamo in questa ultima serata dell'anno, non posso fare a meno di rallegrarmi per la fine di questo anno che definire negativo è un eufemismo!
In effetti è stato un anno pesante,faticoso,che mi ha provato notevolmente nel fisico e nel morale.
Ma tutti i problemi, sia quelli di salute che quelli di altra natura non hanno avuto,però,epiloghi drammatici od irreparabili,per cui, alla fine,bisogna gioire che sia andata così e non peggio.
Ciò nonostante,sono felice che sia finito! 
Aspetto con ansia l'anno nuovo...
lo aspetto perché,aldilà delle mie cose personali,possa portare una ventata di aria nuova,possa infondere nelle menti e nei cuori l'amore per gli altri,per l'arte, per la musica,per la cultura,per tutto ciò che possa identificarci quali esseri degni del dono che abbiamo avuto,con gli stessi diritti e doveri verso il nostro mondo che dovremo imparare a rispettare, con lo stesso scopo, quello di amarci gli uni con gli altri, sapendo che è solo questo il viatico per la pace,per la sconfitta di ogni prevaricazione o ingiustizia...
Quasi certamente non "sarà tre volte Natale e festa tutto l'anno”… 
Però... chissà...
In fondo... che cosa costa augurarselo ed augurarlo? 
E allora 
...Auguri!!!

27 novembre 2015

27 novembre 2015

Te piace 'o presepio ?

Ho appreso da poco della scomparsa  di Luca de Filippo.
È' una grande perdita .
Napoli perde uno dei suoi ultimi figli che le hanno dato lustro .
Lo avevo conosciuto un po' di anni fa, a Roma, al teatro Argentina dopo aver visto la commedia "Le voci di dentro ".
Lo avevo raggiunto nel suo camerino ed ero rimasto colpito dal suo italiano perfetto appena ingentilito da un antico accento  napoletano oltre che da quella timidezza e compostezza che appartiene ai grandi.

Questa sera sembra ancora più fredda e umida.
Mi sento più solo.
Sono certo che molti, moltissimi non comprenderanno , non sapendo neppure chi fosse o di chi fosse figlio....
Non me ne meraviglio anche se me ne spavento ...
Per me, per noi, per la mia generazione era quello che ci faceva compagnia ogni Vigilia di Natale, quando una televisione pubblica faceva ancora servizio pubblico e proponeva cultura mandando in onda "Natale in casa Cupiello".
Da lì' a "De pretore Vincenzo", a "Questi fantasmi " e così via,  il passo era breve e si imparava a conoscere Eduardo e quella napoletanita' intrisa di arte, cultura ed eleganza di cui andare fieri ...
Ecco, con lui scompare uno degli ultimi testimoni ed ambasciatori di una Napoli  che ha fatto scuola e destato ammirazione nel mondo intero .
Napoli,  la patria della canzone resta ostaggio della sua spazzatura neomelodica, la
madre  di generazioni di poeti ed  artisti si bea nella inflazione di comici abusivi e volgari, involuta nel linguaggio e orfana, sempre più orfana dei suoi figli migliori.
Ciao Luca, indimenticabile Tommasino,
raggiungi il tuo dolce Lucariello a cui finalmente confiderai di aver sempre amato il presepio.

30 ottobre 2015

Te piace 'o presepio ?

Ho appreso da poco della scomparsa  di Luca de Filippo. È una grande perdita.
Napoli perde uno dei suoi ultimi figli che le hanno dato lustro .
Lo avevo conosciuto un po' di anni fa, a Roma,al teatro Argentina dopo aver visto la commedia "Le voci di dentro ".
Lo avevo raggiunto nel suo camerino ed ero rimasto colpito dal suo italiano perfetto appena ingentilito da un antico accento  napoletano oltre che da quella timidezza e compostezza che appartiene ai grandi.
Questa sera sembra ancora più fredda e umida.
Mi sento più solo.
Sono certo che molti, moltissimi non comprenderanno, non sapendo neppure chi fosse o di chi fosse figlio.
Non me ne meraviglio anche se me ne spavento.

Per me, per noi, per la mia generazione era quello che ci faceva compagnia ogni Vigilia di Natale, quando una televisione pubblica faceva ancora servizio pubblico e proponeva cultura mandando in onda "Natale in casa Cupiello".
Da lì' a "De pretore Vincenzo", a "Questi fantasmi " e così via,  il passo era breve e si imparava a conoscere Eduardo e quella napoletanita' intrisa di arte, cultura ed eleganza di cui andare fieri.
Ecco, con lui scompare uno degli ultimi testimoni ed ambasciatori di una Napoli che ha fatto scuola e destato ammirazione nel mondo intero.
Napoli,  la patria della canzone resta ostaggio della sua spazzatura neomelodica, la madre  di generazioni di poeti ed  artisti si bea nella inflazione di comici abusivi e volgari, involuta nel linguaggio e orfana, sempre più orfana dei suoi figli migliori.
Ciao Luca, indimenticabile Tommasino,raggiungi il tuo dolce Lucariello a cui finalmente confiderai di aver sempre amato il presepio.

30 settembre 2015

Mi presentarono i miei cinquant'anni


Sembra una frase presa da " Bufalo Bill" di De Gregori.
Non è così.
è ciò che è successo a me.
Ieri mattina mi sveglio,vado al bar e tutti mi fanno gli auguri...
penso a come facciano a sapere che sono nato il 29 di settembre...
poi mi fanno notare che c’è affisso per tutto il paese un manifesto commissionato dai miei amati cugini Gennaro e Gerardo con il quale mi fanno pubblicamente gli auguri.
Ieri sera, poi, una bellissima festa con tantissimi amici con cui sono stato fino a tarda ora. 
C'erano tutti i miei cinquant'anni.
Familiari a parte, c'era qualcuno che ha fatto parte della mia fanciullezza, qualcun altro che mi è stato accanto nell'adolescenza, come pure qualcuno che ho incontrato nell'età della mia giovinezza e c'era chi mi è vicino adesso, nell'età della consapevolezza. Sono loro che mi hanno presentato i miei cinquant'anni!
Li guardavo ieri sera, e vedevo in loro qualcosa che mi apparteneva.
Il volto di ognuno di loro mi ricordava qualcosa di vissuto, di condiviso, di amato, di esperienze, di gioie e goliardate ma anche di amarezze e tristezze che spesso ci hanno accomunato.
L'affetto e la gioia che avvertivo esprimermi, e l'essermi sentito a tratti come un bimbo contento della sua festa, mi portano ad allontanare grevità o preoccupazioni e mi incitano ad affrontare con passione e con amore quello che la vita vorrà riservarmi con la certezza che il meglio deve ancora venire.
Ieri è stato per me come fare un pieno di amore ed energia positiva con cui correre verso la vita che verrà... e che bello essermi sentito ancora come un bambino che non vede l'ora di aprire i regali appena tutti sono andati via!
Grazie a tutti.


23 agosto 2015

There's a place...

La solitudine del numero uno

Sto seduto al centro della piazza. Della mia piazza.
Al centro per godere dell'ombra secolare del mio tiglio.
A due metri da me un tavolino che ospita i soliti giocatori di tressette circondati dai soliti sfaccendati che preferiscono osservare e criticare piuttosto che giocare ed essere criticati.
Li guardo e sono gli stessi di trent'anni fa, solo un po’ più invecchiati e brontoloni... dall'altoparlante del bar viene fuori la voce di Battisti che canta "i giardini di marzo"
Sembra di essere ripiombati negli anni '70.
Del resto questo posto, questa piazza con il sagrato e la chiesa attaccati non è poi cambiato di molto, nella sostanza, dagli anni '70 , da quando cominciavo a frequentarla, da quando ci giocavo a pallone, alla "cancella" o ad un altro strano gioco chiamato "campo" che non ho più visto fare a nessuno dopo di noi.
C’è stessa gente di allora... che parla delle stesse cose di allora senza mai trovare un accordo...cose semplici, ovvie, su cui ognuno ha un' idea o una soluzione...
Questo posto non è cambiato nella sostanza perché resta il luogo più normale per darsi un appuntamento o semplicemente dove dirigersi appena usciti di casa, certi di incontrarvi qualcuno con cui scambiare quattro chiacchiere ...
È' il più antico e naturale presidio sociale che ci sia e che sta ormai scomparendo un po' dappertutto....
Qui resiste e ne sono felice....
Non ho mai parlato dei massimi sistemi nella mia piazza e non è' qui che ho costruito il mio sapere, ma è' qui che vengo quando, a volte, la grevità delle mie cose o dei miei pensieri sembra sopraffarmi...
Sono qui, seduto al centro della mia piazza, guardo di fronte le stesse botteghe di allora che hanno per bottegai i figli di quelli di allora...
Sorrido tra me e me, sereno...
Non potrei far a meno di tutto ciò...
Santo in lontananza mentre scrivo, gli stessi litigi sul calciomercato...
Non ne frega niente ma mi piace lo stesso.

"Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via.


Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo che anche quando non ci sei resta ad aspettarti"
Cesare Pavese

21 agosto 2015

La bellezza del somaro


Beauté de l'age
Leggo un libro nella beata solitudine dell'ombra di un maestoso pino che ha riempito di aghi il terreno sabbioso; tutt'intorno a me splendide dune di sabbia coperte da cespugli di macchia mediterranea e piccoli e contorti pini che sembrano esprimere una antica sofferenza; la sabbia delle dune resa ancor più bianca dalla luce di un sole lucentissimo che spadroneggia nell'azzurrità del cielo dove qualche cirro timidamente cerca di far capolino.
Io sono qui, a rimirar tutto questo, tutta questa esplosione di naturale bellezza.
Non sembra di essere al mare.
Sento lontano la calca dei bagnanti che come tanti idioti si affollano per il gioco aperitivo o peggio per il risveglio muscolare sempre più immersi in un odioso letargo cerebrale. È strano...
È strano rendersi conto di come un impedimento, se preso dall'altro punto di vista, possa farti volgere lo sguardo altrove,rispetto al tradizionale punto di vista, possa indurti a considerare e notare la bellezza che ci è intorno,di cui,in fondo, abbiamo bisogno e che,invece,non ha bisogno di noi,del nostro turbarla e contaminarla...


È un po' la metafora della vita,quando con il passar del tempo ci sembra di avere ceduto e lasciato ad altri il ruolo di protagonista.
In realtà non è così,perché,in fondo,quel ruolo non ci identifica,non ci appartiene più,abbiamo bisogno di un'altra dimensione di un altro stimolo,di un'altra bellezza diversa dalla "bellezza del somaro".
Ecco allora che ha senso anche il mare senza andare al mare ed il guardare con lo sguardo perso ed a tratti inebetito la silenziosa e delicata armonia di ciò che mi circonda , mentre, rispettoso, ascolto il concerto del vento tra i rami quando incontra il lontano riecheggiare del mare.

— presso Bora Bora Beach.

26 luglio 2015

Letto 1/A

Come stai? E penso a me

Sono qui, da solo, nella mia stanza, sul mio letto a guardare il soffitto in questa afosa domenica di luglio.
Non è venuto nessuno da nessuno.
C' è solo un'infermiera poco indaffarata. 
Siamo solo in otto in tutto il reparto.
Mi alzo per gironzolare.
Il bar è chiuso, il distributore mi ha rubato 60 centesimi, mi aggiro per l'ospedale deserto e silenzioso, non c'è nessuno.
L'atmosfera è irreale, come se tutti anche le malattie avessero voglia e bisogno di riposarsi in questa domenica di fine luglio...Non sento lamenti provenire dai reparti aperti ove non entra nessuno se non una rassegnata vivandiera.
Me ne torno nella mia stanza.
Mi metto a letto.
Fisso ancora il soffitto, non mi annoio.
Riesco a farmi compagnia.
Me ne sorprendo e me ne compiaccio.
anzi la mia compagnia mi piace addirittura, è un interlocutore poco esigente, non si impiccia e soprattutto non mi chiede di parlare se non ne ho voglia anzi resta lì ad ascoltare i miei silenzi, mi spiega cose che nella frenesia quotidiana mi sfuggono.

C' è calma intorno e dentro di me.

24 luglio 2015

Live and let die

Con tutto l'amore che posso
Nei giorni scorsi, nel pieno dell'estate, mentre i più, alla mercé di un solleone implacabile si dedicavano a stagionali bracciate, il mio braccio sinistro ( sono mancino) veniva colpito ed infettato da un batterio , lo stafilococco aureo che mi impediva anche il più timido degli abbracci.
Gonfio a dismisura, dolente ed incandescente veniva snobbato e minimizzato dai vari pronto soccorso in cui mi sono recato.
Solo la mia caparbietà ed il mio brutto carattere hanno impedito conseguenze drammatiche.
Non ho intenzione di tediare nessuno con racconti più o meno interessanti di mala sanità , non sarebbe originale.
Quello che mi preme raccontare e denunciare è che alla radice di tutto ciò c'è la progressiva disumanizzazione della nostra razza, intesa Einsteinamente come razza umana.
La pietas romana e virgiliana, la misericordia cristiana o più semplicemente il laico amore e rispetto per i propri simili, ha lasciato il passo ad un individualismo inteso nel senso deteriore del termine al punto da sfociare nell' indifferenza che è peggiore dell'odio poiché l'odio implica pur sempre un interessamento, anche se negativo, verso gli altri.
Invece l'indifferenza verso quei poveracci che muoiono in mare di quelli che si sentono i padroni della terra ove per caso sono nati, l'indifferenza verso quelli che pagano le tasse di quelli che si sentono i padroni delle tasse e del fisco, l'indifferenza verso chi soffre da parte di quelli che si sentono i padroni della salute, degli ospedali e dei letti di ospedale, l'indifferenza di chi, mentre sta cenando, ascolta distrattamente dal telegiornale di efferatezze cui non vi si dovrebbe mai abituare, testimonia una sempre maggiore distanza dell'uomo dai propri simili, di un benessere ormai cercato solo all'interno delle proprie case e solo per i propri congiunti poco importando se fuori dal proprio uscio ci sia guerra o fame.
Vivi e lascia morire!!!
"Qualcuno era comunista perché pensava di essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri" (Giorgio Gaber)

5 luglio 2015

Piccolo mondo antico


Stamani, in controtendenza, ho scelto di trascorrere questa torrida domenica di Luglio, invece che al mare, in alta Irpinia.
Con Fortuna ed Anna abbiamo raggiunto Lacedonia ed abbiamo cominciato ad inerpicarci (con l'auto, s'intende) su per una strada assolata e deserta alla volta di Bisaccia.
Paesaggio stupendo: ripetuti saliscendi, alla fine dei quali lo sguardo era sempre più rapito dalla grazia, dal silenzio e dal contrasto del cobalto del cielo stagliato sul grano falciato; l'atmosfera irreale, la brezza sottile che fa muovere le grandi pale eoliche che ornano il paesaggio ed io che mi sento un Don Chisciotte ammirato dalla maestosità di tali giganti.
Giungiamo nel borgo, tranquillo ed ameno, attraversiamo la bella ed assolata bianca piazza piena della gente della domenica, gente semplice preoccupata del progressivo spopolamento del borgo e che ci suggerisce di comprare una casa, ce ne sono molte in vendita... andiamo oltre e raggiungiamo il bellissimo e ben tenuto Palazzo Ducale che domina la vallata fin dove si perde e che testimonia che a volte l'uomo non prevale sulla natura.
Dopo il meritato pranzo casereccio in un'osteria tipica, col caldo delle due de pomeriggio, per le stradine solitarie e deserte che tagliano la vallata, raggiungiamo Trevico.
Ci è nato uno dei miei registi preferiti, Ettore Scola, e c'è la casa della paesologia. Ma Ettore Scola ha donato la sua casa al comune e la casa della paesologia è chiusa... 
C'è una strana atmosfera in questo piccolo e bellissimo paese tutto in salita e molto nevoso d'inverno... sembra non ci sia nessuno, pensiamo per il caldo del pomeriggio che invita alla pennichella... non è così.
Ce lo spiega un anziano, Vito Solimene cui chiediamo un'informazione. Apro il vetro del finestrino e lui come se non chiedesse altro si appoggia sul vuoto lasciato dal vetro abbassato e comincia a raccontarci della sua vita, di quando aveva lasciato il paese a 17 anni e di quando poi aveva deciso di farvi ritorno.
Che tristezza sentire del pentimento per il suo ritorno, sensazione tipica di chi lascia il borgo natio avendo fotografato nell'anima, indelebile, il momento della partenza in cui giura di ritornare e che poi quando lo fa si rende conto che tutto è cambiato... che quello non è più il suo paese... non sa più quale sia il suo paese, con i figli che non lo hanno seguito... ci invita a casa sua per un caffè', poiché ci dice che l'unico bar del paese apre alle sei, decliniamo l'invito e gli chiediamo di dove sia la gente... ci risponde che il paese conta qualche centinaio di abitanti e che ogni volta che muore una persona si chiude una casa. 

Lo lasciamo con un groppo in gola per la rassegnazione e la resa che abbiamo colto dal tono e dal senso delle sue parole.

Facciamo il percorso a ritroso, verso casa, ci lasciamo alle spalle un mondo ormai perduto che la gente un giorno ha lasciato perché non ci vedeva la speranza di una vita migliore e che ora non torna perché la vita migliore che ha trovato, seppure non sia migliore con la sua velocità', i fast food, l'angoscia metropolitana, non ha il coraggio di scommette sul silenzio, sulla dignità di tornare a qualcosa di suo credendoci, scoprendo o riscoprendo la carezza del vento sulla pelle quando, seduto su un vecchio scalino di pietra, guarda e ritrova se stesso.

12 giugno 2015

Apollineo e dionisiaco

Qualche giorno fa ho rivisto in un breve quanto inatteso incontro, tre mie compagne di liceo che non vedevo da più di trent'anni. 
Mi hanno mandato un messaggio su Fb chiedendomi se avessi potuto raggiungerle a Salerno per incontrarci tutti e prendere un caffè.
Ho letto più volte il messaggio, cercando una mediazione tra la voglia di andare ed il dovere di restare per evadere le quotidiane incombenze di lavoro.
Apollineo e dionisiaco...
Ragione e sentimento...
Reale ed ideale...
In dieci minuti Dioniso ed Apollo si sono alternati nella mia mente:
Dioniso mi diceva di andare, di lasciare tutto e vivere l'attimo, di godere di ciò che mi stava capitando, di assecondare il mio istinto....
Apollo, invece mi suggeriva di rimandare, era tutto così improvviso, irrazionale, senza senso e poi tutto ciò che avevo da fare mi avrebbe aspettato con ancora maggiore grevita'...
Sono millenni che i due si ostinano a cercare di sopraffarsi..
C'è da dire che la nostra cultura occidentale, influenzata anche dalla religione, ha sempre teso a soffocare la nostra parte dionisiaca a vantaggio di quella apollinea, a sua volta, poi, accantonata quando si aveva a che fare con i "misteri della fede"!
Sono convinto che nessuno debba prevalere a lungo sull'altro, che debba esserci un equilibrio tra i due, che solo così la vita potrà conservare la sua eterna bellezza !!!!
E allora così ho fatto; ho rassicurato il mio Apollo, imbrogliandolo con promesse di maggior rigore e disciplina e sono corso, con il mio Dioniso al volante, incontro alla mia giovinezza!!!
Gli dico di svoltare a sinistra, di imboccare la strada del nostro appuntamento...ecco...le vedo, le vedo aspettarmi sul ciglio della strada, stupito e felice che mi abbiano riconosciuto già in auto e con gli occhiali ...le riconosco anch'io... non sono invecchiate... non è' vero, ma ancora lui me le fa vedere come allora... e come allora, più di allora ci abbracciamo, ci commuoviamo, ci baciamo, ci sentiamo felici di esserci e di esserci ritrovati...
Nessuno pensa a cosa è' diventato, a che cosa deve fare o al mutuo da pagare ....
Siamo solo cinque ragazzi della 5^ D, felici di essersi incontrati e di andare in gita scolastica !


30 aprile 2015

Miserie e Nobiltà

30 Aprile 2015

Miserie e Nobiltà'

Sono qui che aspetto che si apra una porta.
Che si apra e lasci uscire un volto caro che immagino sorridente...ma che so non sarà così, dopo la "vertigine d'anestesia" ancora da smaltire ...

Sono qui che aspetto e penso che la mia mente, ora impaziente ed al contempo annoiata nell'attesa, solitamente, come capita a tutti,vaga e corre dietro a pensieri, problemi, ansie e preoccupazioni che hanno a che vedere con la propria esistenza quotidiana ...
Mi rendo conto della marginalità , della irrilevanza di queste miserie e  a quanto tempo facciano perdere, a quante energie facciano consumare , a quanta bellezza riescano a farci ignorare...
Miserie ... vacuita' che a volte rischiano di far perdere di vista la Nobiltà' di questa fugace esistenza che solo in questi momenti sai risiedere in un fiore che vedi sbocciare..nel sorriso di chi ami, nell'abbraccio di un vecchio padre...dietro una porta che si aprirà  restituendo  a te e alla vita,chi aspetti .

11 febbraio 2015

Un giorno credi


Medito.
Sulla vita, come sempre.
Di come sia mutevole, imprevedibile, cangiante.
Di come colga di sorpresa.
Di come ti tolga certezze...equilibri... 
Di come assomigli sempre più al cielo d'Irlanda, che, mentre sei lì a crogiolarti al sole, ti sorprende con una raffica di vento che prelude all'acquazzone.
Ti bagni... Hai bisogno di asciugarti... ma non trovi mai un cambio immediato ed adeguato...
E allora ti ammali... Improvvisamente senti addosso il peso di tutte le cose che fino a ieri portavi senza farci caso...
ti senti un inutile Sisifo che deve svolgere il suo insensato compito...
È' questo stato d'animo che ti fa sentire di avere più dei tuoi anni, che ti atrofizza i sensi e ti offusca la mente ...
"un giorno credi di esser giusto e di essere un grande uomo, in un altro ti svegli e devi cominciare da zero"...
e allora ecco che ne prendi coscienza, la tua mente ti fornisce gli strumenti per andare oltre...il cielo d'Irlanda cambia ancora...adesso fa caldo... 
hai voglia di scrollarti ogni cosa di dosso e correre, correre e sentire di avere meno degli anni che hai... anzi, pensi che non sono poi molti... ce ne saranno ancora molti altri... ci sarà ancora molto da fare...

L'arcobaleno della mia valle
Sai che ci saranno altri acquazzoni, vorrai abituarti a pensarlo, per non farti sorprendere ancora, ma sai anche che non ci riuscirai, perché così è la vita ...e allora come un bambino ti troverai a correre dietro a quell'arcobaleno che hai deciso di vedere... che c' è, che ci deve essere da qualche parte, per dare un senso alla tua corsa.
Un giorno credi.

Credi 
e vivi.