Ti prende alle spalle, d’improvviso, ti afferra alla gola e
stringe... stringe, ti fa mancare l’aria.
Lotti, ti giri per guardarlo in faccia, ma ecco che ti
stordisce con fendenti precisi al volto, agli occhi, al naso, ti fa cadere...
cerchi di rialzarti come un pugile suonato, ma non ce la fai, cadi ancora e non
vedi nulla intorno... i colpi sul viso, sugli occhi, ti hanno appannato la
vista, cerchi le corde del ring... ne trovi svariate a sostenerti e sembra che
lo facciano... ti rialzi ... sembri poter stare ancora in piedi... ma appena le
lasci cadi ancora rovinosamente.
Passa del tempo e i segni sono ancora evidenti, mi guardo
allo specchio e li vedo tutti in volto... ma lui,l’aggressore non si manifesta, non lo riconosco... mi giro
di scatto per vedere dov'è... non sento più colpi sul viso, ma so che non è
lontano, anzi mi è molto vicino, mi accompagna, lo sento nello stomaco, nelle
viscere, nella mente, sempre più forte e incalzante.
Adesso lo riconosco il mio dolore.
Cammino per la campagna tiepida di un autunno immaturo.
Il vento sbalza le foglie morte dei ciliegi che solo poco fa
erano festanti e fioriti.
Sento i miei pensieri levarsi, poi cadere e di nuovo balzare
in aria come quelle foglie.
Le fermerà l’inverno.
Le rigenera una nuova primavera.