5 luglio 2015

Piccolo mondo antico


Stamani, in controtendenza, ho scelto di trascorrere questa torrida domenica di Luglio, invece che al mare, in alta Irpinia.
Con Fortuna ed Anna abbiamo raggiunto Lacedonia ed abbiamo cominciato ad inerpicarci (con l'auto, s'intende) su per una strada assolata e deserta alla volta di Bisaccia.
Paesaggio stupendo: ripetuti saliscendi, alla fine dei quali lo sguardo era sempre più rapito dalla grazia, dal silenzio e dal contrasto del cobalto del cielo stagliato sul grano falciato; l'atmosfera irreale, la brezza sottile che fa muovere le grandi pale eoliche che ornano il paesaggio ed io che mi sento un Don Chisciotte ammirato dalla maestosità di tali giganti.
Giungiamo nel borgo, tranquillo ed ameno, attraversiamo la bella ed assolata bianca piazza piena della gente della domenica, gente semplice preoccupata del progressivo spopolamento del borgo e che ci suggerisce di comprare una casa, ce ne sono molte in vendita... andiamo oltre e raggiungiamo il bellissimo e ben tenuto Palazzo Ducale che domina la vallata fin dove si perde e che testimonia che a volte l'uomo non prevale sulla natura.
Dopo il meritato pranzo casereccio in un'osteria tipica, col caldo delle due de pomeriggio, per le stradine solitarie e deserte che tagliano la vallata, raggiungiamo Trevico.
Ci è nato uno dei miei registi preferiti, Ettore Scola, e c'è la casa della paesologia. Ma Ettore Scola ha donato la sua casa al comune e la casa della paesologia è chiusa... 
C'è una strana atmosfera in questo piccolo e bellissimo paese tutto in salita e molto nevoso d'inverno... sembra non ci sia nessuno, pensiamo per il caldo del pomeriggio che invita alla pennichella... non è così.
Ce lo spiega un anziano, Vito Solimene cui chiediamo un'informazione. Apro il vetro del finestrino e lui come se non chiedesse altro si appoggia sul vuoto lasciato dal vetro abbassato e comincia a raccontarci della sua vita, di quando aveva lasciato il paese a 17 anni e di quando poi aveva deciso di farvi ritorno.
Che tristezza sentire del pentimento per il suo ritorno, sensazione tipica di chi lascia il borgo natio avendo fotografato nell'anima, indelebile, il momento della partenza in cui giura di ritornare e che poi quando lo fa si rende conto che tutto è cambiato... che quello non è più il suo paese... non sa più quale sia il suo paese, con i figli che non lo hanno seguito... ci invita a casa sua per un caffè', poiché ci dice che l'unico bar del paese apre alle sei, decliniamo l'invito e gli chiediamo di dove sia la gente... ci risponde che il paese conta qualche centinaio di abitanti e che ogni volta che muore una persona si chiude una casa. 

Lo lasciamo con un groppo in gola per la rassegnazione e la resa che abbiamo colto dal tono e dal senso delle sue parole.

Facciamo il percorso a ritroso, verso casa, ci lasciamo alle spalle un mondo ormai perduto che la gente un giorno ha lasciato perché non ci vedeva la speranza di una vita migliore e che ora non torna perché la vita migliore che ha trovato, seppure non sia migliore con la sua velocità', i fast food, l'angoscia metropolitana, non ha il coraggio di scommette sul silenzio, sulla dignità di tornare a qualcosa di suo credendoci, scoprendo o riscoprendo la carezza del vento sulla pelle quando, seduto su un vecchio scalino di pietra, guarda e ritrova se stesso.

9 commenti:

  1. Gerardo Troisi
    Bellissimo Emoticon wink

    RispondiElimina
  2. Marcella Stabile
    Mimmo sei una penna che meritava ben altre soddisfazioni

    RispondiElimina
  3. Christian Sica
    Commovente la tua descrizione per una terra quella irpina bella nella sua natura ma destinata a morire....

    RispondiElimina
  4. Antonietta Montone
    Struggente nostalgia di cose lasciate al passato con rimpianto e con dolore per la ricerca di altro che non dà pace all’anima

    RispondiElimina
  5. Anna A. Formica
    La natura ha dato alla mia terra un grande dono:dare i suoi frutti con un'esplosione di bellezza e grazia:basti pensare ai campi falciati e alle vigne rigogliose.Ma,in ciascun paese, molte case sono abbandonate e tanti giovani sono andati via.Chi resta nutre poche speranze,si pente di essere tornato ,sa di offrire poco ai suoi figli,sa che deve andare via.Se resta su un gradino a vedere il vento che accarezza l'erba,lo fa riempiendo di rammarico e di poca speranza l'amore per la sua casa e la sua terra.Come hai detto in un altro post:"Amara terra mia,amara e bella."

    RispondiElimina
  6. Russo Gerardo La lettura della tua apprezzata prosa " tolstoiana ", in cui la struggente descrizione della natura come assoluto in cui perdersi, quasi in una visione panteistica, interroga anche il senso della vita, richiama alla mente le parole del grande pensatore russo: " La bellezza della natura suscita in me questo sentimento; un sentimento non so se di gioia, di tristezza, di speranza, di disperazione, di dolore o di piacere. E quando arrivo a questo sentimento, mi fermo. Già lo conosco, non cerco di sciogliere il nodo, ma mi accontento di questa oscillazione"

    RispondiElimina
  7. Bellissima la prosa, amara la riflessione, nostalgico l'animo di chi legge e si accorge di quanto è vero tutto ciò che hai descritto. Un abbraccio.

    RispondiElimina
  8. Bellissima la prosa, amara la riflessione, nostalgico l'animo di chi legge e si accorge di quanto è vero tutto ciò che hai descritto. Un abbraccio.

    RispondiElimina