Il titolo di questo post ricorda un po' il Canto di
Natale di Charles Dickens.
Pensandoci, un po' è vero, è nelle mie intenzioni
ricordarlo, senza ovviamente l'ottocentesca morale ed il senso di ammonimento e
di timore che se ne coglie.
Il senso, però e ' quello di soffermarsi a pensare....
è quello di fermarsi dal proprio correre ... di tirare il fiato e guardarsi
intorno per vedere cosa sia cambiato, come sia cambiato quello che ci circonda
e come siamo cambiati noi, come ci siamo adattati a vivere in ragione di ciò
che è divenuto il mondo in cui viviamo, anzi il mondo che viviamo...
Ieri, all' imbrunire passeggiavo per le mie strade
deserte e senza suoni... e come spesso capita quando si resta da soli con se
stessi, la mente spazia, emigra, va alla ricerca di cose perdute, di emozioni
vissute, sopite e mai dimenticate...di una vita vissuta che non sembra più la
propria, tanto è il tempo che è trascorso...
passeggiavo e ricordavo quegli stessi marciapiedi che
stavo calpestando com'erano allora, dissestati , e ricchi di quelle che noi chiamavamo
"mattonelle esplosive", cioè quelle betonelle rimaste ormai senza
calce e solo appoggiate che quando pioveva o dopo che aveva piovuto bisognava
imparare a riconoscere per evitare che, calpestandole, l'acqua accumulatasi lì
sotto schizzasse fuori da tutti i lati inondandoci scarpe e piedi!!!
Passeggiavo, dicevo, in questo 15 di dicembre ed
insieme ai marciapiedi rivedevo le case diroccate, tenute male, un lontano
udire di suoni di zampognari, orde di ragazzini in ogni dove a giocare a
qualunque cosa, con niente... mi giravo a guardare e rivedevo i bar ed i
circoli pieni di fumo di sigarette e di gente pervasa da quella magica
atmosfera che solo il Natale sa creare e trasmettere... gente semplice ed
allegra...camminando ancora mi avvicinavo alla casa in cui sono cresciuto e la
rivedevo piena di vicini di casa che ci venivano a giocare a tombola, con le
candele sempre pronte per essere accese, visto che al primo alito di vento
andava via la luce...
passeggiando mi sovveniva lo spirito di quei Natali :
una strana ed inspiegabile frenesia ed allegria che portava tutti a sentirsi
parte di una stessa grande famiglia, uno spirito che senza volerlo era un
tutt'uno con il senso evangelico e cristiano del Natale, cioè il riconoscere
che qualcosa nelle nostre vite cambiava a Natale, che il Natale doveva servire
a migliorarci ed a migliorare la nostra comunità.
D'improvviso mi guardo intorno e mi ritrovo da solo,
su quegli stessi marciapiedi, più accoglienti, meno dissestati, senza
mattonelle esplosive, che costeggiano case signorili, ben tenute...le strade
sono attraversate da tristi luminarie con l'intenzione di ricordarci che è
Natale, mancano ormai pochi giorni... ma non vi ' è traccia di quell' atmosfera
magica...le strade sono deserte, i circoli ed i bar sono vuoti, non hanno più
la funzione sociale di un tempo, non si odono voci o suoni, non c’è traccia di comunità,
ognuno in fondo è perso dentro ai fatti suoi, per dirla con Vasco.
Il senso di questo Natale si è ridotto ad una
parossistica ricerca del regalo più indovinato, all'adorazione, inebetiti, non
del Salvatore, ma delle luci d'artista a Salerno,
al modo di cucinare il baccalà ed ai banchetti in
famiglia che costringono, per quieto vivere, a mangiare di fianco a gente che
normalmente non si sopporta!
Non voglio essere retorico o, peggio, patetico, ma c’è
bisogno di ritrovare il senso autentico delle cose, c’è bisogno di una
consapevolezza nuova, o vecchia se vogliamo, che è quella di considerarci non
come semidei che rifuggono il contatto con gli altri, ma come facenti parte di
un qualcosa che vada oltre noi stessi, che sia qualcosa di più grande e più
importante del nostro piccolo e stupido orticello... c’è bisogno che la nostra dignità
di essere umani, di animali sociali, venga fuori e venga fuori spontaneamente,
senza doverci augurare una guerra un terremoto o qualcosa di simile!!!
Facciamo in modo che si possa ricreare lo spirito
autentico del Natale, che con la sua magia torni ad avvolgerci tutti,
rendendoci delle persone migliori.
Buon Natale.
Ciro Basile
RispondiEliminaMimmo, le luminarie sono veramente tristi!
Veronica Clemente
RispondiEliminaNon c'è più tutto questo perché come hai ben detto OGNUNO È PERSO DENTRO I FATTI SUOI ...!
Patrizia Pisano
RispondiEliminaCaro Mimmo i valori non esistono più
Alfonso Torello
RispondiEliminaCaro Mimmo, stai parlando di tempi diversi. La gente era migliore non solo a Natale. Bisognerebbe cercare di rendersi migliori indipendentemente dal periodo dell anno.
Giuseppe Torello
RispondiEliminaCuginetto io invece penso che il il mondo abbia bisogno di uomini che non abbiano perso il senso della vita,il desiderio del tempo passato, il gusto dell'assaporare le gioie che la vita vorrà donarci ...uomini come te profondi e,soprattutto,sinceri.
Fabio Sica
RispondiEliminaNostalgia di tutto tranne dei circoli pieni di fumo.Purtroppo il Natale è diverso perché gli uomini sono diversi,si prediligono altri valori,una corsa assillante verso la ricchezza,il consumismo sfrenato e pilotato spadroneggia su tutto e inghiottisce tutti eccetto pochi.Allora non dobbiamo illuderci che esaltare e nello stesso tempo rimpiangere il passato possa essere da monito per la società in cui viviamo oppure possa trasformare in meglio o resuscitare il tempo che fu,migliorare i sentimenti, le emozioni e tutto quel mondo magico che come sempre hai ben descritto.Ma una cosa è certa nel leggere il tuo post,insomma ho capito che oggi per trascorrere un Natale migliore bisogna circondarsi di persone speciali, e tu e pochi altri siete tra quelli.A casa tua, e non solo a Natale, quando ci riuniamo intorno al camino tra sorrisi,battute,musica,film e racconti rendiamo tutto più magico non invidiando affatto quell'armonia tanto decantata.Ma mi raccomando,prima che vengo una di queste sere, non ti mangiare da solo quella smisurata abbondanza di pistacchi,datteri,fichi secchi,pugne,noccioline e così via... SEI CHIATTO ABBASTANZA
Anna Vietri
RispondiEliminaAncora una volta le tue considerazioni sono giuste. Noto, come te, un egoismo profondo che ci porta inevitabilmente alla solitudine. Almeno da piccoli si aspettava babbo Natale, era tutto bellissimo ed eravamo felici. Ora babbo Natale nn c'è più, mancano le persone care con cui condividere questo periodo natalizio e possiamo solo cullarci nel ricordo di quello che è stato.