24 gennaio 2014

Carneade: chi era costui?


Frase messa in bocca a don Abbondio dal Manzoni per evidenziarne l'ignoranza.
Ebbene, oggi il nipote del Beccaria si rivolterebbe nella tomba al pensiero che i più non conoscono neanche don Abbondio!
Mi si dirà che la conoscenza della Divina Commedia, del Decamerone, dell' Infinito di Leopardi non sono indispensabili per vivere.... che non sapere chi fossero Breugel, Velazquez, Boldini o Signorini non impedisce di sposarsi e di avere dei figli... che non aver visto Umberto D. , La grande Guerra, Nuovo Cinema Paradiso o l'Oro di Napoli non delegittima un impegno politico di rilievo. Non è così.
Non è così se si considera la propria vita, la propria esistenza, un' occasione unica, (fino a prova contraria) per essere coerenti con il destino che ci è stato assegnato all'atto del nostro concepimento o creazione se si vuole, cioè quello di esseri umani dotati di strumenti enormi per tendere sempre più all''evoluzione di noi stessi, di ciò che ci circonda, affrancandoci sempre più dal resto del mondo animale di cui pure facciamo parte.
Capita invece di soffermarsi e pensare che la malattia del secolo, l'ignoranza, attanaglia il nostro mondo ad ogni livello ed in ogni ambito, ovviamente con eccezioni che non fanno altro che confermarlo, che, paradossalmente, la tecnologia, internet, e tutti gli strumenti informatici che abitualmente usiamo invece di accrescere la nostra conoscenza la hanno svilita, banalizzata.
Quando c'erano solo i libri e le enciclopedie e si voleva sapere cosa fosse il cubismo o l'impressionismo per esempio, bisognava, intanto trovare chi avesse l'enciclopedia cercando tra amici e parenti e poi effettuare la ricerca, adesso basta cliccare sull' i-pad o sul telefonino ed in un secondo abbiamo ogni notizia.
Notizia tanto facile da trovare quanto immediata da dimenticare o accantonare quando non ci serve più visto che all'occorrenza ci vuole sempre qualche secondo per riaverla!!!
E così creiamo e distruggiamo in un momento concetti, movimenti, opere che con ciò che hanno prodotto ed insegnato sono alla base di ciò che siamo oggi.
Io penso che la cultura sia una conseguenza dell'erudizione, nel senso che l'apprendere ed il conoscere non debbano essere fine a se stessi, ma debbano portare ad una analisi ed ad una comprensione tale da generare un modo di pensare che possa cogliere l'essenza piena delle cose e di ottenere un atteggiamento coerente rispetto al proprio pensiero.
Un popolo migliora se migliora la sua cultura!
Ma l'ignoranza che domina oggigiorno, frutto dell' indifferenza rispetto a tutto ciò che non si traduce in successo, soldi, bellezza e potere sta facendo sempre più in modo da far involvere questo nostro genere umano, da abbrutirlo al punto da togliergli sempre più spesso il gusto credere in qualcosa e di battersi fino in fondo per ottenerlo; si preferisce annegare nel mare della maggioranza piuttosto che prenderne le distanze, anche a rischio dello scherno di tutti e cercare di portare la propria intelligenza di uomo in un porto sicuro dove poter ritrovare finalmente l'essenza e la ragione del proprio essere.

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