Sono stato al cinema, ieri sera, a vedere un
film dal titolo "Anni felici".
Il film era ambientato nel 1974 e la voce
narrante era di un ragazzino, figlio dei protagonisti, che aveva la stessa età'
che avevo io nel '74, nove anni.
Il film non è' stato un granché , è stato un po'
come è accaduto per altri film usciti ultimamente, con lo stesso intento di
raccontare gli anni in cui erano ambientati, ma che sono rimasti incompiuti nel loro
intento, riuscendo appena a trasmettere una leggera e quasi inavvertita
immagine di ciò che erano quegli anni.
È stato un po' come guardare quel programma idiota
dal titolo " I migliori anni" condotto da un impresentabile
presentatore che ha la velleità di poter rappresentare, evocare e spiegare gli
anni andati con una superficialità e banalità disarmanti, per usare un
eufemismo.
Nonostante la sua incompiutezza, il film, per me
che ero coetaneo di quel ragazzino è stato molto evocativo.
Per quelli che c'erano in quegli anni, è stato il
pretesto per ricordarli quegli anni...
Si, mi ha messo in contatto con la mia infanzia, ho
ricordato come mi vestivo, dove e come giocavo, le giornate intere trascorse
con mio fratello, le passeggiate con la bici con lui e con mio padre nelle
domeniche chiamate "d'austerità" cioè' quelle domeniche in cui a
causa del caro petrolio era fatto divieto di circolare con qualsiasi mezzo a
motore, delle partite goliardiche organizzate dai grandi al campo sportivo che
attiravano il paese intero, i pantaloni senza tasche ed a zampa di elefante che
portavo anch'io, le cravatte larghe e coloratissime che si vedevano in giro...
Però, il film, nel raccontare la storia di uno
scultore d'avanguardia, storia, ripeto, abbastanza banale, ha però posto
l'accento su quello che è stato il "leit motiv" degli anni '70: la
voglia di cambiare.
La voglia di cambiare il sistema, la morale,
l'arte, la scuola, la famiglia, lo stato.
I giovani vivevano con la speranza che il mondo che
era stato preparato ed organizzato per loro, dovesse lasciare il passo ad un
nuovo modo di concepire la vita, che dovesse essere spazzato via dal pensiero
nuovo, dal pensiero libero, da quella rivoluzione culturale che passava per la
presa di coscienza di se stessi e del mondo circostante, passava per
l'emancipazione femminile, per i referendum sul divorzio e sull'aborto, per un
sentimento diffuso di solidarietà , di pari opportunità , di uguaglianza e
giustizia sociale, di lotta al privilegio...per dirla con Gaber: "qualcuno
era comunista perché credeva di poter essere vivo e felice solo se lo erano
anche gli altri"...
Mi sono rivisto in quel film, bambino incosciente
ed inconsapevole di ciò che gli stava capitando intorno, che ammirava quelli
che quel cambiamento lo stavano realizzando, fosse solo per libertà conquistata
di uscire la sera e di vestirsi come gli pareva...
Noi ragazzini, dal canto nostro, godevano
indirettamente di quella libertà che si respirava ovunque, portavamo i capelli
lunghi e le basette, scoprivamo la Girella Motta, la Gomma del Ponte, i
bastoncini Findus....per dirla col ragazzino del film...
erano anni felici, ma non lo sapevamo!
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